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Storie di cucito: intervista a Martina | @margarlab

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La storia di cucito di questo mese è quella di Martina Garofalo aka @margarlab. Martina ha 29 anni, è sviluppatrice software e ha iniziato a cucirsi i vestiti durante il lockdown, nel 2020. Da allora non ha più smesso.

Ecco la sua storia di cucito 🤗 Buona lettura!

Se anche tu vuoi raccontare la tua storia di cucito, scrivimi una email su cucitoespresso@gmail.com


Ciao, presentati!

Ciao! Mi chiamo Martina Garofalo, ho 29 anni e lavoro come sviluppatrice software per un’azienda informatica italiana. Mi piace definirmi una creativa a tutto tondo, cerco di trovare strade innovative dove altri non ne vedono o dare nuova vita a materiali di scarto. Sono il tipo di persona che non riesce a star ferma sul divano a godersi un film senza far muovere le mani sul progetto di turno, quindi negli anni mi sono cimentata in tantissimi hobby creativi, pensatene uno, probabilmente l’ho provato o è nella to-do list per il futuro!

Martina indossa un abito che ha cucito copiandolo da un capo RTW.

Come, quando e perché hai iniziato a cucire?

Fin da bambina ho sempre dedicato gran parte del tempo libero a creare, creare e creare. All’improvviso arriva il covid, mi ritrovo con una quantità di tempo libero mai vista prima e una mente da occupare per non pensare all’orrore che mi circondava, così ho deciso di aver bisogno di una nuova sfida: il cucito. Possedevo già una macchina da cucire, quindi ho preso le prime stoffe che mi sono capitare sotto mano e ho creato il mio primo vestito. Da lì non mi sono più fermata, e in pochi anni ho aggiunto al mio armadio tanti capi pensati per farmi sentire me stessa (a differenza di quelli che trovavo nei negozi).

Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?

In un impeto di follia, ho deciso che il primo capo dovesse essere un abito con corpino aderente, foderato, con tasche e guarnizioni in pizzo sulla scollatura… semplice no? Scherzi a parte, in quel momento ero così eccitata che ho inserito tutto ciò che desideravo in un unico capo. Il risultato non era male! L’abito era indossabile e mi stava abbastanza bene, appena terminato ero al settimo cielo dalla gioia. A distanza di anni quasi inorridisco alla vista delle rifiniture interne e di alcune cuciture, ma vado fiera di quel primo tentativo. Qualche mese fa ho riutilizzato la stoffa e i pizzi usati nell’abito per creare una semplice canotta, in modo da ricordare sempre il mio primo progetto e in un certo senso indossarlo quotidianamente.

Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perchè?

Domanda molto difficile, se proprio devo, sceglierei uno dei pochi capi cuciti per altri, in particolare la prima camicia per il mio compagno. È stato un progetto a 4 mani e 2 cuori, abbiamo scelto insieme il tessuto, i bottoni e addirittura il font per il ricamo delle iniziali sul taschino, è stato un modo per riversare il mio amore per lui in un capo sartoriale dai mille dettagli. Ci è piaciuto così tanto collaborare per creare qualcosa insieme che ora è diventata una tradizione annuale!

La camicia che Martina ha cucito per il suo compagno.

Quando e dove cuci?

Vivo in una casa piccolina, ma ho la fortuna di avere uno studio in cui lavoro in smart. Nei fine settimana (o di sera se sto lavorando ad un progetto particolarmente entusiasmante), dismetto le vesti da informatica e trasformo la stanza in quella che mi piace chiamare la mia “tana creativa”. In pochi minuti tiro fuori macchina da cucire, ferro da stiro, e tutti gli strumenti necessari, devo ammettere però che riordinare non è altrettanto veloce.

Quante e quali macchine hai?

Ho iniziato con una Singer Brilliance 6160, la consiglio a tutti quelli che si approcciano al cucito perchè non è nè troppo complessa da utilizzare nè troppo basilare, ha tantissimi punti utili ed è in grado di affrontare anche progetti ambiziosi. Quando ho capito che il cucito era diventato qualcosa di stabile nella mia vita e iniziavo a sentirmi limitata dalla macchina precedente, ho fatto un upgrade investendo in una Pfaff Expression 710. È il mio gioiellino, una macchina da cucire elettronica molto solida con cui sono sicura trascorrerò tantissimi anni a venire. A completare il tutto c’è una tagliacuci Pfaff Hobbylock 2.0, semplice da infilare e utilizzare, una fida compagna di avventura che non mi ha mai deluso fin’ora, nemmeno con tessuti molto spessi.

Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?

Parto quasi sempre dal cartamodello, mi affido principalemente a modelli free scovati online o a designers indipendenti. Fin da subito però, ho iniziato ad esplorare anche il mondo della modellistica, sia per riutilizzare più volte lo stesso modello, modificandolo a piacimento, sia per incorporare piccoli dettagli visti altrove. L’idea è quella di partire da una serie di modelli ben rodati che so cadere bene sul mio corpo e utilizzarli come punto di partenza per far scatenare la fantasia in mille e uno “hack” diversi, nel tempo ho creato un taccuino pieno zeppo di schizzi di abiti, bluse e pantaloni che non aspettano altro che essere trasformati in realtà.

L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?

Siccome adoravo un modello di pantaloni che avevo visto sui socials, super impaziente, sono partita in quarta nella realizzazione facendo solo un check veloce sulle misure finali del capo. Ho speso tanto tempo come piace a me nelle rifiniture, zip frontale con patta interna con sbieco, cuciture alla francese, addirittura tasche a filetto con tanto di bottoncino… arrivata al momento della prova, una bruttissima sorpresa: mi stanno malissimo! In quel momento mi sentivo così tanto frustrata che ho accantonato il tutto da una parte per non vederlo più. Dopo qualche settimana ho ripreso in mano il progetto e con qualche sdifettamento e una tela di prova, ho ottenuto il paio di pantaloni tanto agognato (purtroppo in una stoffa differente). Cosa ho imparato? Sempre fare dei test se non si è convinti del fit, si risparmia tempo e materiali!

Martina indossa i Tatjana trousers di Just Patterns (pantalone finale di cui parlo) + Pattern Dharma di Atelier vicolo 6 trasformato in blusa

In cosa il cucito ti ha cambiato la vita? Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?

Avvicinandomi al mondo della moda mi sono resa conto dei problemi ambientali ed etici che comporta. Quasi subito nel mio percorso ho iniziato una sfida con me stessa: non acquistare nessun nuovo capo. Sono passati quasi 4 anni e più passa il tempo, più diventa facile, ormai è la norma per me. Sono diventata campionessa mondiale di “window shopping”, entro nei negozi, prendo ispirazione dai capi, li rigiro per capirne la costruzione e tornata a casa butto giù alcuni schizzi dei particolari che più mi hanno colpito.

Un libro di cucito che ci consigli di leggere?

Non amo i manuali di cucito, ma se siete alla ricerca di ispirazione, consiglio “Fashionpedia”, un dizionario visuale di fashion design, con migliaia di illustrazioni su storia, stili, abbigliamento, dettagli, accessori, tessili, corpo, misurazioni e cura. C’è davvero di tutto ed è una gioia per gli occhi.

Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?

Iniziate con qualcosa che vi entusiasma, a prescindere se sia un capo semplice o uno super complesso, in modo tale da superare i momenti di difficoltà con la voglia di finirlo. Ne uscirà un capo perfetto? Assolutamente no! Ma è solo sbagliando che si impara e man mano aggiungerete sempre più skill al vostro bagaglio. Armatevi di pazienza e lanciatevi, non ve ne pentirete!

Paola workwear pattern (free) di Fabrics-store – con ricami su colletto.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sulla to-do list al momento c’è un Hanbok, si tratta di un abito tradizionale coreano con scollo incrociato e un’ampia gonna a pieghe. Non appena ho visto il cartamodello di Sewing Therapy me ne sono innamorata immediatamente, così ho pensato di sperimentare un pò e approfittarne visto che nei prossimi mesi avrò bisogno di un abito da cerimonia.


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